Allora se sono felice posso gestire il
tempo? Posso fare quello che voglio? In teoria e' così, ma se tu fossi un
monaco tibetano sarebbe molto semplice non avendo agenti esterni che in qualche
modo minano lo "stato di grazia", purtroppo la vita non si sviluppa
nè in verticale nè in orizzontale e come se fosse una linea tratteggiata,
interrotta. Come si fa? Parlare di felicità in senso lato è riduttivo e
semplicistico, ma forse la parola "equilibrio" può aiutarci a comprendere
meglio. Faccio un esempio: il capo mi rimprovera, il collega parla male di me,
i figli non mi rispettano, mio marito/moglie non mi considera ecc.....
Dare
la responsabilità esclusiva di ciò che ci accade agli altri significa non poter
decidere della propria esistenza: vivere in balia della tempesta, fare ciò che
presumiamo gli atri si aspettino da noi, nuotando senza meta, affaticandoci
senza ottenere risultati.
Ma se fosse possibile scegliere, come ci
sentiremmo? E se posso scegliere, preferisco essere: allegro, soddisfatto,
appagato oppure nevrotico, frustrato e agitato? Immagino che la risposta sia
automatica. Quindi perché continuiamo a vivere
in balia degli eventi? È forse possibile che non ci siamo fatti la domanda
giusta o che non avevamo preso in considerazione altre opportunità? Semplice:
tutte e due.
Rincorrere qualcosa che non esiste e'
vivere nella realtà degli altri; perché? Sono mille e più le risposte tutte
riassumibili in un "perché è così!". Ma così come? Come faceva tua
madre, come ti hanno insegnato a scuola, come vuole la società, e' quello che
tutti si aspettano da te; potrebbe calzare?
Cristiana
Cristiana
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